PEDANA VIBRANTE
La pedana vibrante è scaturita dall’idea di Bosco è nota anche come NEMES acronimo dei termini inglesi NEuroMuscular MEccanical Stimulation, ovvero stimolazione meccanica neuromuscolare.
Pedana vibrante: aspetti teorici
Il sistema muscolo-scheletrico risponde alle sollecitazioni esterne allenandosi a gestire un sovraccarico determinato. È noto a tutti che un riposo prolungato (cioè un’assenza nelle sollecitazioni) determina uno scadimento nelle prestazioni del sistema (pensiamo ai muscoli la cui emivita è di 8-10 giorni cioè, detto in altri termini, basta un periodo di riposo assoluto di 8-10 giorni per dimezzarne la consistenza), inducendo profonde modificazioni (per esempio un degrado della sintesi proteica della componente contrattile del muscolo, in particolare nelle fibre lente, oppure la diminuzione della densità ossea negli anziani ecc.).
Finora si è sempre ragionato in maniera abbastanza empirica, ritenendo che l’esercizio potesse evitare il decadimento e allo stesso tempo aumentare le prestazioni. Discendenti di questa corrente di pensiero sono per esempio lo stretching e il potenziamento muscolare. Purtroppo due sono i fattori che limitano i risultati pratici di questa strada:
- l’esecuzione dell’esercizio può provocare infortuni più o meno gravi;
- l’effetto dell’esercizio è comunque limitato da fattori fisici (fatica, elasticità ecc.) che rendono praticamente impossibile progredire oltre un determinato livello.
Una visione più sofisticata deve quindi ricercare soluzioni che minimizzino la possibilità di infortuni e al tempo stesso superino le limitazioni funzionali dell’individuo, magari rafforzandole.
L’idea è stata quella di ricercare condizioni non traumatiche, ma stimolanti. Osservando che durante la locomozione, al momento dell’impatto con il suolo, si genera un impulso di onde che viene trasmesso dal piede fino al collo e che queste vibrazioni sono un forte stimolo al rimodellamento osseo, questi ricercatori hanno indirizzato la loro attenzione sull’effetto delle vibrazioni (esercizi di piccola durata, ma di altissima intensità) sul sistema locomotore.
L’originale pedana di Bosco (NEMES) è una semplice pedana che oscilla con frequenze comprese fra i 10 e i 60 Hz. Durante l’applicazione tutto il corpo oscilla. In genere si alterna un minuto di lavoro a uno di pausa per un totale di 10′ di lavoro. Fondamentale la posizione che il soggetto assume; a seconda della posizione si stimola un’opportuna grandezza fisiologica.
È abbastanza facile comprendere il significato delle varie posizioni, adattandole a un programma individuale, tenendo conto dello stato del soggetto e degli effetti su muscoli, nervi, neurotrasmettitori, articolazioni, ossa, sistema circolatorio, sistema ormonale.
Gli effetti dipendono da:
- frequenza applicata
- ampiezza dell’oscillazione
- accelerazione
- durata della vibrazione
- posizione del soggetto.
Le vibrazioni non hanno controindicazioni. Ovviamente si comprende che la pedana è molto meno traumatica di balzi, sollevamento pesi, stretching fatto male ecc.
I vari tipi di pedana vibrante
Le pedane vibranti, come accennato in apertura, possono dividersi in due grandi categorie, le sussultorie (a movimento verticale, su-giù) e le basculanti (a movimento laterale, simile alla camminata).
Il movimento verticale è più critico perché frequenze sotto i 15 Hz possono sviluppare risonanze negative nel corpo; le pedane basculanti in genere sono meno critiche perché il loro movimento sinusoidale permette di impiegare anche frequenze basse (durante la camminata si generano frequenze che vanno dai 5 ai 15 Hz).
Terapia e riabilitazione
- In riabilitazione la pedana può essere impiegata in un gran numero di patologie sia per prevenire sia per curare, accostandola alla normale terapia. Da ricordare:
- atrofia o ipotonia muscolare
- disordini circolatori periferici
- limitazione del movimento
- pubalgia, problemi al tendine d’Achille, riabilitazione del ginocchio
- sclerodermia
- disturbi propriocettivi (sclerosi multipla).
- Osteoporosi
Pedane vibranti: controindicazioni
L’utilizzo della pedana vibrante è controindicato in diversi casi, ovvero a soggetti affetti da malattia infiammatoria pelvica acuta, infiammazione acuta a carico degli arti inferiori, trombosi acuta, osteosarcoma, calcolosi (epatica, renale o colecistica), malattia vascolare periferica e patologie della colonna vertebrale.
Non devono altresì utilizzare la pedana vibrante le donne in stato interessante, chi ha una storia di dolore lombare e chi ha subito una frattura ossea in tempi recenti.